venerdì, ottobre 12, 2012

LA PAURA DELLA LIBERTA'

La storia ci insegna che quando un popolo ha conquistato la propria liberta', dopo un certo periodo di tempo, quasi inevitabilmente ne viene di nuovo privato.  Ogni volta che capita un evento di questo genere, si tende ad attribuirne la responsabilita' unicamente al tiranno o ai gruppi di potere che sembrano, a un certo momento, aver deciso di derubare il popolo della sua liberta'.
Ma come e' possibile che poche persone riescano a schiacciare e  a dominare una moltitudine ? Come potrebbe cio' avvenire, se non fosse il popolo stesso a partorire il tiranno di cui ha inconsciamente profondo ?
Partiamo dalla considerazione che cosi come ogni tiranno rappresenta un particolare caso di psicopatologia,  anche ogni individuo che accetta di rinunciare alla propria liberta' e si  dimostra sottomesso all'autorita' assoluta e' un malato, un nevrotico, condizionato dai propri complessi a questo atteggiamento passivo.  Che poi questa passivita' possa essere un fatto solo apparente, lo vedremo in seguito, ma cio' nulla toglie alla patologicita', alla asocialita' e alla pericolosita' di questo atteggiamento.
I tentativi autoritari e i deliri di un megalomane, in teoria, non dovrebbero trovare un seguito, in quanto in netto contrasto col piu' elementare senso sociale.
Ma anche nell'ipotesi che intorno ad un potenziale dittatore possano raccogliersi, spinti da diverse motivazioni o interessi,  alcuni adepti,  il loro numero in una societa' sana  e amante della propria liberta' dovrebbe essere talmente esiguo da permettere di rintuzzare qualunque intenzione liberticida possa scaturire da una mente delirante.
Il delirio di grandezza non e' poi una malattia tanto rara.  Ma per fortuna e' una sindrome che generalmente riguarda solo i medici che si prendono cura di questi pazienti  e i familiari che devono sopportare le stranezze di questi individui.
Assistiamo pero', a volte, al fatto straordinario di vedere il folle diventare il Capo, magari per acclamazione o comunque col tacito consenso popolare,  e il  popolo diventare schiavo.  Qui evidentemente il problema patologico non riguarda piu' solo il tiranno, ma coinvolge tutti gli individui.
Se colui che comanda e' un uomo che cerca di compensare le proprie carenze e i propri complessi attraverso il potere personale assoluto, coloro che accettano di obbedire o addirittura acclamano il dittatore sono certamente  individui scompensati che cercano, nella dipendenza assoluta, un rifugio dalle proprie frustrazioni e dai propri complessi  , dai quali sono condizionati e schiacciati.
Schiavi e padroni, nel loro modo distorto di affrontare la vita, reagiscono spesso, sia pure con atteggiamenti molto diversi, ad analoghe situazioni conflittuali e a simili motivazioni di fondo.  Sorge legittimo il dubbio, alla luce di queste considerazioni, che la schiavitu' sia per molti una inconscia scelta patologica.
La liberta' viene considerata dagli uomini una cosa importantissima, finche' rappresenta una meta da raggiungere.  Quando poi e' stata ottenuta, sembra quasi che agli occhi dei piu' essa vada perdendo valore.  Sembra che ognuno sia piu' preoccupato del furto della propria bicicletta che della sottrazione di questo bene, che dovrebbe essere un diritto fondamentale e insopprimibile di ogni essere umano.
Ogni volta che la liberta' e' stata messa in pericolo ed e' stata poi distrutta, abbiamo potuto notare la suddivisione delle masse in tre gruppi fondamentali.
Da una parte vi e' un nucleo estremamante ristretto di individui socialmente e psicologicamente sani che tentano di resistere e di difendere la propria liberta'.  Ma in genere si tratta di un numero molto ristretto di persone rispetto alla totalita'  della massa.
Dall'altra parte vi sono coloro che si disinteressano completamente del dramma che si sta consumando e che assistono passivamente e senza emozioni  alla scomparsa della liberta', alla quale sembrano non dare alcuna importanza.   Gente, questa, che sarebbe probabilmente disposta  a difendere  con le unghie e coi denti un metro quadrato del proprio giardino o il diritto di precedenza a un incrocio stradale, ma che si lascia defraudare di questo essenziale diritto umano, come se la cosa non li riguardasse minima mente.
Il terzo gruppo e' composto di individui i quali, per un insieme di complessi che agiscono in senso chiaramente patologico, sembrano correre volontariamente incontro alla schiavitu'.  Immolano il loro diritto alla liberta' sull'altare della nevrosi.
Cercano con questo sacrificio, da essi percepito come folle esaltazione,  di compensare i propri complessi e le proprie frustrazioni.  Individui dunque che, per paura della liberta', si rifugiano nella schiavitu'.
Esamineremo, in seguito, su queste pagine, le motivazioni, numerose e profonde, che possono condurre l'uomo a questo comportamento aberrante.